I consumi delle famiglie italiane proseguono il lento recupero post-Covid. Ma le scelte dei consumatori portano a una forte ricomposizione a favore dei servizi e a scapito di beni e industria. A soffrire, in particolare, gli alimentari consumati in casa.
Le più importanti banche centrali continuano ad aumentare i tassi ufficiali perché temono che l’inflazione, ora essenzialmente da profitti, inneschi una spirale prezzi-salari. Ma in situazioni simili la politica monetaria diventa meno efficace, mentre possono giocare un ruolo rilevante la politica fiscale e quella industriale. Dal 31 luglio è iniziato il percorso che porterà all’abolizione definitiva del Reddito di cittadinanza entro la fine dell’anno. Pur con i suoi molti difetti, la misura era un trasferimento universale contro la povertà, che in Italia mancava e che ora tornerà a mancare. Sul versante del contrasto alla disoccupazione, i dati del programma Gol dicono sì che è aumentato il numero delle persone “prese in carico”, ma sull’attivazione vera e propria dei servizi ai disoccupati rimangono molte differenze tra le regioni e solo pochissime centrano gli obiettivi fissati. La transizione energetica implica la perdita di posti di lavoro nelle attività inquinanti compensata però dalla creazione di nuove opportunità nelle attività verdi. Si rendono necessarie politiche per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori e la capacità di attrarre quelli che già possiedono le competenze adeguate nelle professioni verdi, aumentando i salari.
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Le principali banche centrali continuano ad aumentare i tassi. Per tenere sotto controllo l’inflazione, politiche fiscali redistributive, industriali e della concorrenza coordinate fra loro potrebbero ora dimostrarsi più efficaci della politica monetaria.
Il lascito più importante del Rdc è il riconoscimento che ci sono persone in povertà, che vanno aiutate indipendentemente dall’anagrafe o dallo stato di salute. Con la sua abolizione, in Italia torneremo a non avere una misura universale con questo scopo.
L’accettabilità sociale delle politiche ambientali dipende dalla capacità di compensare la perdita dei posti di lavoro in attività inquinanti creandone di nuovi in quelle verdi. Le misure per orientare il mercato del lavoro verso le professioni verdi.
Perno delle politiche per il lavoro del Pnrr, il programma Gol mostra dati positivi sulle prese in carico dei disoccupati. Sull’effettiva erogazione dei servizi rimangono profonde differenze tra territori: pochi ne garantiscono i livelli essenziali.
La prossima legge di bilancio potrebbe rendere permanente lo sgravio contributivo per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 35 mila euro. Non è una buona idea perché misure simili spezzano il legame tra contributi e prestazioni e creano rischiose trappole fiscali. Meglio pensare a una seria riforma dell’Irpef. Roma è tra le città candidate a ospitare Expo 2030. Dobbiamo augurarci che vinca? I numeri dicono che le Esposizioni universali possono lasciare utili eredità. Oggi però bisogna prestare particolare attenzione all’impatto ambientale, soprattutto durante la fase di preparazione all’evento. L’Italia non è un paese per giovani. Dinamiche demografiche, precarietà lavorativa e limitata mobilità sociale rendono più difficile che in altri paesi il loro inserimento nella società. Il quadro che emerge dai dati del Rapporto Istat. Sui media campeggiano le discussioni sul caro-vacanze. Ma i rincari non sono uniformi per tutti i comparti e l’effetto dell’inflazione sulla villeggiatura dipende dalle scelte su destinazione, durata e mezzo di trasporto.
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Lo sgravio contributivo è accettabile solo se è uno strumento temporaneo a sostegno dei bassi redditi da lavoro. Altrimenti crea trappole fiscali e recide il legame tra contributi e prestazioni. Non c’è alternativa a una seria riforma dell’Irpef.
Il 28 novembre si deciderà quale città ospiterà l’edizione 2030 dell’Esposizione universale. Tra le candidate c’è Roma, anche se la favorita è Riyad. Quali eredità lasciano eventi di questa portata? E quali sono gli impatti economici e ambientali?
Dinamiche demografiche, precarietà lavorativa e limitata mobilità sociale rendono difficile l’inserimento dei giovani italiani nella società. Ma investire nelle nuove generazioni contribuisce a una crescita del paese più inclusiva e sostenibile.