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Categoria: Rubriche Pagina 138 di 256

Verso la fine del bicameralismo perfetto

Il 20 gennaio 2016 il Senato della Repubblica ha approvato in seconda lettura il ddl costituzionale Boschi (che prende il nome dal ministro Maria Elena Boschi, prima firmataria del testo) con 180 voti a favore. La legge apporta modifiche consistenti all’assetto istituzionale italiano ed è da sempre uno dei capisaldi del governo Renzi. Il 12 aprile la legge è passata alla Camera in seconda lettura ed è stata approvata con 361 voti a favore. A questo punto, l’ultimo passo per l’approvazione finale della legge è il referendum confermativo, che è stato richiesto da un numero di parlamentari maggiore rispetto al quorum necessario per l’indizione della consultazione popolare su una riforma costituzionale (un quinto dei membri di ciascuna Camera). Il referendum, che si terrà a fine anno, non prevede quorum e la legge passerà se l’opzione più votata sarà il sì. Saranno quindi i cittadini a decidere se la legge potrà considerarsi approvata. L’iter di approvazione della riforma è descritto nella figura qui sotto.

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(A cura di Vincenzo Baldassarre e Mariasole Lisciandro)

Referendum no-triv: affluenza e risultati per regione

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Fonte: Ministero dell’Interno

Il Punto

Venerdì 22 aprile si firma a New York l’accordo sul clima raggiunto a Parigi (Cop21) da 196 paesi. Un segno che è possibile fare accordi su clima e ambiente. Temi spinosi che richiedono compromessi e attenzione ai dettagli. L’esatto contrario di ciò che è avvenuto nella campagna del referendum no-triv.
Creato per ricapitalizzare le banche e smaltirne i crediti inesigibili, il fondo Atlante farà da compratore di ultima istanza. Come fosse una banca centrale, ma non lo è. L’alternativa (lasciare alle banche la gestione delle sofferenze) ha tempi di liquidazione ben più lunghi e da negoziare con la Bce. Tra l’altro, l’eccessivo peso delle banche nel finanziamento delle aziende è l’altra faccia dello scarso sviluppo del mercato dei capitali in Europa. Per accelerare il quale la proposta di Capital markets union della Ue identifica 36 barriere da superare.
Il Migration compact proposto da Renzi alla Ue distingue i profughi dai migranti economici. Per i primi, reinsediamento in Europa. Per i secondi, se irregolari, rimpatrio immediato. Ma se i regolari ammessi sono pochi rispetto a quanti fanno domanda, bisognerà rimpatriare decine di migliaia di persone.
Passata l’indignazione per ciò che si è visto dai Panama papers, rimangono le direttive Ue sul contrasto all’elusione delle tasse. Una di queste fa un primo tentativo di superare la segmentazione delle legislazioni nazionali. E per una volta – udite udite – l’Italia sarebbe avanti nell’applicazione delle nuova normativa.
Arrivano i vantaggi fiscali sui premi di produttività ai lavoratori. E benefici per le imprese se hanno piani di welfare aziendale per questo scopo. A condizione che i bonus siano fissati da contratti collettivi di secondo livello. Chissà se sindacati e (piccole) aziende sono pronti per questa nuova stagione negoziale.

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Il Punto

Con il fondo Atlante torna un’operazione di sistema nel settore bancario. È il minore dei mali, serve a portare a termine ricapitalizzazioni a rischio di flop e a smaltire i crediti in sofferenza. Ma non basta: bisogna anche semplificare le procedure fallimentari e il funzionamento delle aste giudiziarie.
Uno spettro si aggira lungo la Penisola: l’idea di un carrozzone statale monopolista che metterebbe insieme Ferrovie dello stato e Anas. Mancano ragioni economiche e di buon senso a giustificazione della formidabile concentrazione di potere e sottopotere che ne uscirebbe. Aaargh, gli italiani hanno già dato!
Molta informazione fuorviante nel confronto pubblico sul referendum di domenica 17 aprile. Abbiamo cercato di chiarire con dati e argomentazioni la questione no-triv sì-triv pubblicando tre articoli ora raccolti in un Dossier.
Sul bonus di 80 euro sulle pensioni manca una proposta precisa. Se i soldi andranno semplicemente a chi percepisce meno di 750 euro, si rischierà di aiutare persone non in condizioni di indigenza. Per combattere davvero povertà e disuguaglianza, bisogna tener conto di altri fattori. Come mostra qualche calcolo.
A giugno, con le regole europee sugli abusi di mercato, sarà regolato il “market sounding”, la prassi secondo cui – per esempio – un aumento di capitale può essere preceduto da un sondaggio sull’interesse dei potenziali partecipanti. Si rischia la diffusione di informazioni riservate. E casi di insider trading.
Il mondo dell’università si divide tra anziani di ruolo e giovani ricercatori con contratto a termine, senza chiare prospettive di carriera. Di questi ultimi, la metà emigra o cambia mestiere. Si spreca l’investimento che l’ateneo ha fatto su di loro. È ora di correre ai ripari, senza tornare alle sanatorie del passato.

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Referendum no-triv. Istruzioni per l’uso

 

Il Punto

Deficit pubblico giù al 2,3 per cento nel 2016 e all’1,8 nel 2017, verso il pareggio del 2019. Con una politica fiscale moderatamente espansiva. Gli impegni del governo scritti nel Def (Documento di economia e finanza) sono però una scommessa rischiosa. Che Renzi vince solo se il Pil (inclusivo dell’inflazione) sale più del 2 per cento e se lo spread Btp-Bund rimane non lontano da quota 100 punti.
Gli 80 euro di bonus sulle pensioni minime che Renzi ha in mente costerebbero da 2 miliardi in su. Se servono contro la povertà, dovrebbero essere permanenti e non una tantum. Se invece sono un altro tentativo di far ripartire i consumi, sarebbe più efficace restringerli alle giovani coppie escluse dal credito.
I Panama papers ci mostrano che i paradisi fiscali, a dispetto delle liste nere e degli accordi internazionali, sono sempre in piena attività. Forzieri di ricchi evasori, usati da grandi imprese, primo anello di catene di hedge fund e fondi di private equity. Combattuti, ma solo a metà, dai paesi “normali”.
Torniamo sul referendum no-triv di domenica prossima. Ora vediamo, se vince il fronte referendario, i possibili effetti su industria, occupazione, gettito fiscale e tutela dell’ambiente. Anche su questi temi la campagna per il voto ha alimentato un gran polverone demagogico che non aiuta a capire.
Mentre l’unione bancaria dell’Eurozona continua fare passi avanti (e qualcuno indietro), sono tutte da creare le condizioni per un’unione dei mercati dei capitali che la completi. Arrivando a una più completa integrazione del settore finanziario privato, necessaria per la condivisione dei rischi.
“Maneggiare con cautela”: bisognerebbe scriverlo sulle statistiche mensili sull’occupazione. Perché la visione di cortissimo periodo può risultare fuorviante. Soprattutto se si parla di una variazione inferiore a 30 mila occupati in più o in meno.

Alberto Martini e Barbara Romano commentano l’articolo di Tiziano Vecchiato “Nella lotta alla povertà un ruolo per le fondazioni bancarie

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Fondazioni bancarie troppo spesso “infallibili” sulle questioni sociali

Il dibattito che non c’è stato

A Tiziano Vecchiato [Nella lotta alla povertà un ruolo per le fondazioni bancarie] va riconosciuto il merito di avere attirato l’attenzione sulle fondazioni di origine bancaria al di fuori di questioni di nomine e di partecipazioni azionarie nelle banche. Sull’(in)opportunità di nomine e partecipazioni si è discusso ampiamente e ritornarvi toglierebbe solo spazio al tentativo di avviare un dibattito su una diversa questione: sulla base di cosa, attivando quali meccanismi e giudicando quali esiti, le fondazioni decidono di spendere le risorse loro affidate.
Il problema sociale sollevato da Vecchiato riguarda la possibilità di “attivare” gli adulti abili al lavoro e beneficiari di un futuro reddito minimo; ci troviamo in accordo con il fatto che questo sia un elemento essenziale nel disegno di una misura universale di contrasto alla povertà. Siamo meno d’accordo con l’altra tesi avanzata da Vecchiato, ossia che le fondazioni di origine bancaria siano adatte e pronte per un ruolo di leadership nell’innovazione sociale.
La questione di cosa le fondazioni fanno non è stata finora oggetto di grandi dibattiti pubblici, ma la situazione potrebbe cambiare rapidamente. Potrebbero trovarsi presto a svolgere anche ruoli molto delicati – una sorta di Wolf Foundation – per provare soluzioni nuove ad alcuni dei più difficili da risolvere problemi sociali. Ad esempio, il recupero educativo dei minori inseriti nel circuito penale (per i quali la legge di stabilità 2016 prevede iniziative finanziate da un fondo alimentato dalle fondazioni). Oppure l’attivazione al lavoro degli adulti beneficiari di reddito minimo, un’idea abbracciata con entusiasmo da Vecchiato quando afferma che “(…) dove altri non sono riusciti, possono farcela le fondazioni di origine bancaria, perché in questi anni si sono misurate con l’innovazione, mettendo in relazione gli investimenti con i risultati, impegnandosi a valutare gli esiti e l’impatto sociale”.
Pur avendo stima per molto del lavoro svolto dalle fondazioni bancarie negli anni, temiamo che questo tipo di investitura in bianco, in un paese sempre alla ricerca di un qualche deus-ex-machina, possa trasformarsi in un boomerang. Soprattutto se si tiene presente che spesso si trascura un’importante considerazione sull’idoneità delle erogazioni delle fondazioni a incidere sui problemi sociali: un tipo particolare di avversione al rischio, che nel caso delle Fob si manifesta come ritrosia ad ammettere di aver finanziato progetti che si sono rivelati un insuccesso. Nei bilanci sociali o di missione delle fondazioni è difficile, se non impossibile, trovare riferimenti a “programmi che non hanno funzionato”, a “soluzioni promettenti poi rivelatesi inefficaci”. Sembra quasi che le fondazioni siano infallibili.
Peraltro, una forte avversione al rischio pare esistere nelle organizzazioni filantropiche un po’ dovunque, se dobbiamo credere alla netta presa di posizione di un gruppo internazionale di esperti riuniti nel 2011 dalla Rockfeller Foundation per discutere di Risk and Philanthropy. Dalle conclusioni del rapporto apprendiamo che: “I partecipanti all’incontro hanno insistito sul fatto che, per innovare, le organizzazioni filantropiche devono imparare ad accettare l’insuccesso e riconoscere che per ottenere un cambiamento su larga scala una parte delle risorse vadano sprecate. L’occasionale insuccesso deve essere considerato un costo ammissibile dell’innovazione”.
Il problema dell’avversione ad ammettere l’insuccesso è grave: è diffuso, trasversale a ogni tentativo di innovazione, sia scientifica sia sociale, e finisce per distorcere i comportamenti degli attori coinvolti. Gli uni pubblicano solo gli studi riguardanti interventi per i quali si hanno risultati positivi; gli altri spendono le risorse sui soggetti che danno maggiori garanzie di adottare un certo comportamento, anche al prezzo di mirare l’intervento dove c’è meno bisogno.

Il dibattito che dovrebbe esserci

Detto più semplicemente, non ci si può aspettare che le fondazioni sacrifichino tanto volentieri l’abitudine a fare sempre bella figura, in cambio di una sequela di probabili insuccessi. Riteniamo sia urgente un serio dibattito su se e come organizzazioni private con una forte vocazione pubblica, e con un ormai consolidato modus operandi, possano dare risposte rapide ed efficaci ai più difficili problemi sociali del paese. Se questo dibattito si avviasse, le fondazioni potrebbero anche tentare di perdere l’abitudine di documentare solamente quanto spendono per un certo problema o quanti sono i beneficiari, e provare invece a stimare per quanti beneficiari l’erogazione ha fatto la differenza e quanto è costata. Almeno provarci.

Il Punto

In attesa del Def (Documento di economia e finanza) il 2015 dei conti pubblici è finito con un deficit al 2,6 per cento del Pil, in linea con gli obiettivi. Più grazie al calo dei tassi garantito dalla Bce che per il rigore di bilancio nostrano. Per il futuro non mancherà il sostegno di Francoforte, mentre è tutta da negoziare l’estensione della flessibilità Ue e dell’aggiramento delle clausole di salvaguardia.
Votare al referendum no-triv significa decidere se le concessioni per 21 piattaforme (non trivelle) di estrazione di idrocarburi operative entro 12 miglia dalla costa debbano o no essere rinnovate alla loro scadenza. Proviamo a chiarire i termini della questione che si sono persi per strada in una campagna referendaria scorretta e fumosa. E vediamo, cifre alla mano, quanta produzione di combustibile mette a rischio il referendum dal punto di vista del nostro fabbisogno e della dipendenza energetica. Ben poco.
Le banche italiane nella tempesta di borsa hanno due seri problemi. Ci sono sofferenze che zavorrano i loro bilanci e che governo e banchieri cercano di scaricare in una bad bank di sistema nonostante i divieti Ue. E poi c’è il rischio di mancata sottoscrizione di aumenti di capitale, il che potrebbe preludere al ritorno dei soliti noti: fondazioni bancarie e Cdp, in una salvifica ammucchiata.
Un quarto di America pazza per Trump. Per gli altri tre quarti il trumpismo è oggi improponibile. Ma se modera i toni, il magnate potrebbe farcela. Il come ce lo racconta una “Lettera dagli Usa”.
Dopo la vittoria del partito di Aung San Suu Kyi, l’ex-Birmania – oggi Myanmar – torna sulla scena mondiale. L’entusiasmo degli investitori ha spinto il nostro ministro degli Esteri ad andarci in questi giorni a caccia di opportunità. Cosa può offrire questo nuovo importante pezzo di mercato asiatico?

L’America di Trump. E degli altri

L’America è pazza per Trump. Non tutta l’America, diciamo un quarto, che è comunque tanto. Cosa spiega questo successo? E quali sono le alternative? Esaminiamo i candidati del partito Repubblicano e chi li supporta.

Il Punto

Nella riorganizzazione dell’Istat stupisce la soppressione del dipartimento per le Statistiche sociali e ambientali guidato da Linda Laura Sabbadini. A lei e al suo staff dobbiamo le indagini su famiglia, le statistiche di genere, studi sulla violenza sulle donne e la raccolta di dati sociali fondamentali anche per l’analisi economica. Ci auguriamo che il nuovo assetto dell’Istituto non mortifichi professionalità così preziose per la ricerca e per l’informazione.
Dopo i 20 anni di fine secolo a crescita zero, la popolazione – con l’arrivo degli immigrati – è tornata a salire nel nuovo millennio come durante il boom demografico degli anni Sessanta. Ora però l’assestamento sui nuovi livelli segnala il possibile inizio di un nuovo scenario di stabilità.
Una patata bollente per la Corte costituzionale: è legittimo un doppio sistema di sanzioni in cui uno stesso illecito è punito con una doppia sanzione, penale e amministrativa? Oggetti del contendere sono abusi di mercato e reati tributari. La Consulta deve destreggiarsi tra leggi italiane e pronunce delle corti europee.
Sui tavoli dei prossimi sindaci di Roma e Milano, i dossier sull’edilizia agevolata da gestire con le regioni. Spesso case costruite in edilizia convenzionata sono vendute a prezzi maggiori rispetto a quanto stabilito nei bandi. Ci vogliono procedure per l’erogazione dei contributi pubblici coerenti con la loro finalità sociale.
Il Consiglio di stato corregge il governo sul nuovo Isee stabilendo che le indennità di accompagnamento e per i disabili non vanno conteggiate come reddito. Ma non basta correggere l’articolo incriminato del decreto ministeriale, bisognerà rivedere il connesso sistema di franchigie e detrazioni. Un gran pasticcio.

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