Tre segnali del Governo sulle politiche dell’immigrazione in attesa di una riforma. Si è emanato un secondo decreto-flussi per il 2006, accogliendo tutte le domande giacenti. Bene perchè le quote fissate dal precedente Governo erano irrealistiche, ma agendo ex-post senza riformare la inefficace e inutilmente vessatoria Bossi-Fini si rischia di istituzionalizzare una sanatoria permanente. Si è deciso di liberalizzare i flussi di lavoratori dai nuovi stati membri: servirà ad attrarre da questi manodopera qualificata. Non si chiederà più la restituzione del bonus bebè: e’ un messaggio di integrazione ai tanti immigrati già presenti nel nostro paese. Nel rivedere in modo organico la normativa, utile potenziare i controlli sui posti di lavoro volti a reprimere l’immigrazione clandestina e incentivare fiscalmente l’emersione del lavoro delle badanti, adottando una politica selettiva sugli ingressi, come in Canada e Nuova Zelanda. Con una buona riforma, l’Italia potrà essere punto di riferimento nel processo di armonizzazione delle politiche dell’immigrazione a livello europeo.
A proposito di politiche inutilmente vessatorie: dopo l’11 settembre, il visto di studio o lavoro per gli Stati Uniti si ottiene solo attraverso una procedura complessa, costosa e inutilmente oppressiva. Anche perché chi ha un passaporto digitale e un biglietto aereo di andata e ritorno può agevolmente entrare negli Usa per sei settimane, senza alcun visto.
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