Chi contesta il tasso di disoccupazione giovanile conclude anche che il problema vero è la fascia 25-34 anni. Su cui dovrebbero concentrarsi le politiche pubbliche. La questione però non è anagrafica, riguarda invece alcuni passaggi cruciali.
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La quarta rivoluzione industriale rischia di creare una netta divisione nel mercato del lavoro: i privilegiati e i precari. Fioccano perciò le proposte per attenuarne gli effetti. Ma conviene concentrarsi su misure attive di prevenzione o compensazione.
La nuova frontiera del diritto del lavoro non è in un radicale ridisegno della disciplina inderogabile del rapporto di lavoro tradizionale. Ma è nella costruzione di un diritto soggettivo al sostegno efficace nella transizione da vecchio a nuovo lavoro.
L’occupazione torna a crescere in Italia. Ma non sale il livello di qualificazione professionale. Le cause? Le ridotte dimensioni delle imprese, certo. Ma anche la scarsa domanda di lavoro da parte di tre settori chiave, dove prevale il pubblico.
Dagli ultimi dati emerge un mercato del lavoro in continua e lenta ripresa. L’occupazione torna ai livelli pre-crisi, diminuiscono le persone inattive e ci sono prospettive di miglioramento anche per i più giovani. Aumenta però il tempo determinato.
I centri per l’impiego sono oggi strutture amministrative del tutto inadeguate a trovare lavoro ai disoccupati. Andrebbero perciò riformati. Sono quattro i punti chiave da seguire, puntando sulle tecnologie e sulla riqualificazione del personale.
Un nuovo decreto chiarisce alcune regole del Testo unico sulle società a partecipazione pubblica e detta regole più precise per quanto riguarda la gestione del personale e la reinternalizzazione dei servizi. Ma alcuni snodi rimangono problematici.
Una nuova forma di decontribuzione è allo studio del governo per la legge di bilancio 2018. Si tratterebbe di sgravi fiscali per le imprese che assumono giovani a tempo indeterminato. La misura è già rodata e per questo è fondamentale non ripetere gli errori del passato.
Il bonus da 80 euro è riuscito a raggiungere il suo obiettivo principale, che era quello di far crescere i consumi privati nel 2014? Gli studi finora realizzati ottengono risultati contrastanti. Dunque l’efficacia della misura non sembra ancora provata.
Tra gli obiettivi del Jobs act c’era quello di ridurre la profonda segmentazione per tipologie contrattuali del mercato del lavoro, con i più giovani spesso assunti a tempo determinato. I dati sembrano indicare che i risultati non sono ancora arrivati.