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Categoria: Stato e istituzioni Pagina 67 di 89

L’ALLEANZA ANTIEVASIONE FISCO-COMUNI

Il dibattito sul federalismo fiscale si è concentrato su quante risorse sono necessarie per coprire a costi efficienti i compiti attribuiti a ogni livello di governo e su quali devono essere le fonti di finanziamento. Poca attenzione si è prestata alla capacità di risposta della macchina amministrativa che dovrà gestire il cambiamento.

COMUNI IN CAMPO CONTRO L’EVASIONE

Il recupero di competitività amministrativa è, invece, il tema centrale. In assenza di strutture capaci di assecondare l’applicazione dell’autonomia tributaria, si corre il rischio che la leva fiscale si riduca alla manovra delle aliquote e non si ampli la base imponibile, con sofferenza degli equilibri e della flessibilità di bilancio. Una delle principali fonti di finanziamento deve essere il recupero dell’evasione. Va letta in questa direzione la disposizione dell’articolo 1 del decreto legge n. 203/05 che incentiva la partecipazione dei comuni all’azione di contrasto all’evasione dei tributi erariali diretti e indiretti, con il riconoscimento di una quota pari al 33 per cento delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo a seguito di segnalazioni qualificate di elementi evasivi ed elusivi all’Agenzia delle entrate. Peraltro, va sottolineato che l’incentivo del 33 per cento si aggiunge al maggior recupero di addizionali e compartecipazioni come risultato degli accertamenti e di una più alta autoliquidazione da effetto deterrenza.
L’importanza della capacità di governance del territorio fiscale e della collaborazione fra istituzioni è tale che l’incentivo del 33 per cento diventa 50 per cento nel decreto sul federalismo municipale ed è esteso, con lo schema di decreto sui meccanismi sanzionatori e premiali, alle Regioni e alle province che con le loro segnalazioni qualificate consentono il recupero di tributi erariali. Il premio ai comportamenti antievasione si completa con la previsione che i risultati conseguiti in termini di maggior gettito derivante dall’azione di contrasto all’evasione non diminuiscono l’accesso al fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale.

L’ESEMPIO DELL’EMILIA ROMAGNA

Per poter vincere la scommessa dell’alleanza antievasione, l’Agenzia delle entrate dell’Emilia-Romagna e l’Anci regionale hanno messo in atto sinergie operative fra i diversi attori coinvolti:
– sottoscrizione di un accordo quadro Agenzia ed Anci dell’Emilia Romagna per individuare modalità e strumenti in grado di favorire, nel più breve tempo possibile, la concreta partecipazione dei comuni al recupero dell’evasione dei tributi erariali;
– creazione di una task force congiunta con l’Anci con lo scopo di individuare programmi locali di recupero dell’evasione, fornire istruzioni operative ai comuni, elaborare check list per la raccolta dei dati e la predisposizione delle segnalazioni da inviare all’Agenzia delle entrate, aggiornare e standardizzare le metodologie di intervento dei funzionari comunali;
– diffusione di chiari e ben individuati percorsi investigativi,utili a produrre segnalazioni direttamente utilizzabili ai fini di un accertamento;
– attuazione di una specifica attività formativa congiunta;
– organizzazione di una rete di funzionari presso ogni direzione provinciale dell’Agenzia delle entrate, allo scopo di seguire lo sviluppo delle attività accertative, monitorare i risultati, tenere i collegamenti con i capiufficio tributi dei comuni, segnalare o risolvere le problematiche tecniche e operative, evidenziare le pratiche migliori per la diffusione.

Di seguito alcuni dati al 31 dicembre 2010.

Fattispecie accertate

“Fabbricati fantasma”

Imponibile
€ 1.100.000

I comuni hanno segnalato centinaia di immobili non dichiarati, comprese ville di lusso mascherate da fabbricati rurali. Tra gli altri, è stato scoperto un evasore totale possessore di oltre 40 immobili non dichiarati, molti dei quali affittati in nero.

Cessioni di aree fabbricabili mascherate

Imponibile
€ 29.900.000

È frequente che il trasferimento di terreni a scopo edificatorio – la cui cessione realizza in capo al cedente redditi/plusvalenze tassabili – sia mascherato da cessione di fabbricato (tipicamente ruderi da demolire) o di terreno agricolo, oppure come cessione di quote societarie. La collaborazione con i comuni e in particolare con l’Ufficio tecnico e la polizia municipale ha consentito di evidenziare numerose cessioni di questo tipo.

 Finti enti non commerciali

 

Imponibile
€ 1.400.000

Esempi
a)    L’Ufficio commercio di un comune del bolognese ha riscontrato che un’associazione sportiva dilettantistica svolgeva, senza le necessarie autorizzazioni, attività ristorative/agrituristiche e organizzava ricevimenti per cerimonie associando all’Asd unicamente il cliente che richiedeva il servizio. A fronte di tali attività, né l’Asd né le persone che la gestivano hanno mai presentato una dichiarazione fiscale.
b)   Durante le ordinarie attività di presidio del territorio, i vigili urbani di un comune della provincia di Ferrara hanno scoperto che un circolo culturale svolgeva l’attività di un vero e proprio ristorante.
c)    Un baby parking, sotto le mentite spoglie di associazione senza scopo di lucro, forniva i servizi di un vero asilo nido, senza le necessarie autorizzazioni e totalmente in nero. Con la quota di 700 euro al mese i “soci” del circolo (bambini di età compresa tra 1 e 3 anni) avevano assicurata la permanenza giornaliera, con la cifra supplementare di 6 euro al giorno pranzavano e con l’aggiunta di qualche centinaio di euro potevano anche organizzare le feste di compleanno.
d)   Un’associazione per la promozione del gusto era in realtà una scuola di cucina a pagamento e svolgeva anche attività di catering.

Molti lussi poche imposte

Imponibile
€ 2.300.000

Molti i soggetti segnalati per l’incoerenza fra i redditi dichiarati e la capacità di spesa manifestata (acquisti di immobili, autovetture, esercizi commerciali, conferimenti in denaro, ecc..)

MINISTRO CALDEROLI, COME LA METTIAMO CON AZZECCAGARBUGLI?

L’articolo 3 della legge n. 69 del 18 giugno 2009 recita:

“…ogni rinvio ad altre norme contenuto in disposizioni legislative, nonché in regolamenti, decreti o circolari emanati dalla pubblica amministrazione, contestualmente indichi, in forma integrale o in forma sintetica e di chiara comprensione, il testo ovvero la materia alla quale le disposizioni fanno riferimento o il principio, contenuto nelle norme cui si rinvia, che esse intendono richiamare…”.

Riportiamo qui sotto un comma tratto dall’ultimo decreto "milleproroghe". Difficile sostenere che il rinvio alle altre norme sia espresso in “forma sintetica e di chiara comprensione”

Onorevole Calderoli, in qualità di ministro per la Semplificazione normativa, ritiene che la legge da lei promossa venga rispettata? Pensa di fare qualcosa per farla rispettare?

LO PSICODRAMMA DELLE IMPOSTE COMUNALI

Il decreto sul federalismo municipale ha rischiato di mettere fine alla legislatura ed è ora al centro di una forte tensione istituzionale. Ma rappresenta davvero il passaggio cruciale per la costruzione del federalismo nel nostro paese? Il provvedimento è tutto sommato assai modesto. Manca comunque una regolamentazione adeguata del sistema perequativo dei comuni. Mentre l’ossessione per il vincolo di invarianza della pressione fiscale rischia di snaturare il federalismo, il cui principale obiettivo è rendere i sindaci responsabili davanti ai propri cittadini.

LE PENULTIME SORPRESE DI UN DECRETO CHE CONTINUA A CAMBIARE

Per permettere un’ulteriore mediazione tra il governo e gli enti locali, il decreto sulla fiscalità municipale è stato parzialmente riscritto. Questo articolo è stato scritto e pubblicato su questo sito prima del voto negativo in Commissione di giovedì 3 febbraio e prende in considerazione il testo uscito dal confronto tra Governo e Comuni. Questa versione è più precisa sulla gestione del Fondo sperimentale nella fase transitoria. Ma risulta quantomeno discutibile il dichiarato superamento di un sistema a finanza derivata. L’aliquota Imu rimane fissata a livello centrale. I comuni hanno ottenuto lo sblocco dell’addizionale Irpef, la maggiore compartecipazione sulle sanzioni e l’estensione dell’imposta di soggiorno.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: LA RIFORMA PERDE I PEZZI

Il miglioramento dei servizi pubblici è un obiettivo irrinunciabile per l’Italia. Ma la riforma della pubblica amministrazione si sta trasformando da storica opportunità a contenitore sterile di adempimenti burocratici. Mancano infatti tutte le condizioni necessarie per il suo successo: dal supporto politico alle risorse umane e finanziarie. A preoccupare è soprattutto l’impatto a lungo termine di una percezione della valutazione del personale come strumento utile solo a castigare. Unito all’erezione di barriere impenetrabili a qualsiasi strumento gestionale.

LA FORBICE DELLE REGIONI

 

FEDERALISMO A STATUTO SPECIALE

Se il federalismo fiscale procede lentamente per le Regioni a statuto ordinario, avanza velocemente per quelle a statuto speciale del Nord-Est. Grazie alla Corte costituzionale, che ha riconosciuto a Trentino e Friuli l’immediata disponibilità del potere di istituire tributi propri. E dunque di introdurre importanti misure di fiscalità di vantaggio. Il meccanismo rischia di penalizzare ingiustamente la maggior parte delle amministrazioni regionali. Soprattutto quelle del Centro-Nord. L’ipotesi del federalismo differenziato.

È ANCORA LUNGA LA STRADA DELL’ITALIA FEDERALE

Non è vero che il federalismo fiscale è fatto. E non solo perché ovviamente alla concreta attuazione della riforma del sistema di finanziamento di Regioni ed enti locali manca un’infinita sequenza di atti amministrativi e un periodo di transizione di cinque anni. Ma anche perché la fase della formulazione e approvazione dei decreti legislativi è ben lontana dall’essere conclusa. Nel mosaico della riforma disegnato da questi provvedimenti ci sono ancora molte lacune, totali o parziali, rispetto a quanto previsto dalla legge delega.

Numeri in libertà sul federalismo

Giorni di festa con i giornali pieni di stime degli effetti del federalismo sulle entrate dei comuni capoluogo di provincia italiani, con tanto di vincitori e vinti. Ma hanno senso questi numeri? Difficile rispondere. Il vero problema è l’ambiguità dello schema di decreto sul quale quelle stime si basano. Dice poco su quello che avverrà da qui al 2014 e nulla su quello che succederà dal 2014 in poi. Un nuovo esempio di federalismo annunciato, senza che i problemi siano veramente affrontati.

 

Federalismo contro la secessione

Il federalismo a geometria variabile può applicarsi sia alle materie di legislazione concorrente tra Stato e Regioni, sia ad alcune materie di competenza esclusiva dello Stato. È bene che sia così: nel primo caso, in funzione difensiva contro il pericolo di resistenza del centralismo; nel secondo caso, per sfruttare la maggiore efficienza ed efficacia del “buon governo” locale. La maggiore autonomia delle Regioni virtuose aiuterebbe anche contro il pericolo di secessione.

 

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