Le scatole cinesi hanno caratterizzato per decenni il capitalismo familiare italiano, permettendo di controllare grandi società con pochi capitali. Ora sembra tornare di moda con le aziende di Stato. Ma attenzione ai rischi.
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La legge che impone la presenza di donne nei cda e collegi sindacali delle società quotate e partecipate pubbliche ha finalmente fatto crescere la rappresentanza femminile nei board. Mentre aspettiamo di vedere anche da noi i più generali effetti positivi associati in altri paesi a norme simili.
Il tema delle riserve della Banca d’Italia è complesso e rilevante sul piano finanziario. Ma non può essere di competenza di soggetti privati. Solo lo Stato può decidere sulla destinazione di risorse prodotte con beni pubblici. E per questo deve essere il solo azionista della Banca d’Italia.
La Banca centrale europea ha fatto capire in questi giorni che Unione bancaria europea non vuol dire bail-in e men che meno bail-out europeo. Alcune banche sono destinate a fallire e saranno i governi nazionali a doversi far carico di eventuali salvataggi. La Bce non avrà riguardo verso nessuno (banca o paese) quando dovrà esaminare i bilanci delle principali 130 banche europee, tra cui il Monte dei Paschi, Banca Carige e il Credito Valtellinese.
La prossima nomina di un commissario Consob è per la politica l’occasione per dimostrare che anche in questo ambito è finito un ventennio e forse più. Scegliendo una persona di provata competenza e indipendenza, senza cadere in vecchie logiche che ci hanno portato al collasso.
La governance duale traspone sul piano della democrazia societaria i principi di una moderna repubblica parlamentare. Peccato che ne abbia mutuato anche i principali difetti. Adesione formale al Codice di autodisciplina della Borsa e debolezze da sanare per la tutela degli interessi assembleari.
Benché i tagli alla spesa pubblica e la perdita di posti di lavoro rendano la vita delle famiglie sempre più difficile, le fondazioni bancarie non sono riuscite ad accrescere il loro ruolo nell’ambito del terzo settore. Un mancato progresso che si spiega anche con la loro struttura di governance.
Le fondazioni bancarie possono contribuire a rendere il nostro sistema di intermediazione finanziaria più funzionale alla crescita delle imprese e degli investimenti. A patto di non ostinarsi a mantenere il controllo delle banche conferitarie, mettendo a rischio solidità reddituale e patrimoniale.
Tre casi recenti indicano che per le fondazioni bancarie le lezioni della crisi sembrano essere servite a poco. Continuano a perpetuare un sistema in cui la politica ha un ruolo primario di controllo sul sistema bancario. I rischi per l’economia italiana e il passo indietro dei partiti.
Una riflessione prima della sentenza Berlusconi-Mediaset. Franco Tatò, ex-Ad del gruppo televisivo disse che non veniva informato sull’acquisto dei diritti televisivi. Perché? Chi decideva su un settore così importante? Il sospetto è che conti più l’azionista che l’impresa. In barba alla corretta corporate governance.