Le politiche dell’immigrazione degli stati dell’Unione Europea stanno diventando sempre più restrittive per i lavoratori poco qualificati, mentre i diversi paesi competono tra di loro nel cercare di attrarre dall’estero lavoratori più istruiti. Da noi, invece, prevale un atteggiamento restrittivo su tutti i fronti. E nel dibattito pre-elettorale si continua a pensare che si possa gestire la politica dell’immigrazione a livello nazionale, ignorando ciò che avviene altrove.
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Un indice di rigidità delle politiche dellimmigrazione permette di determinare il grado di chiusura di ciascuna legislazione e la sua evoluzione nel tempo. La tendenza prevalente nei paesi europei è quella di irrigidire le restrizioni verso la manodopera poco qualificata, favorendo limmigrazione di persone con più alto livello di istruzione. Fa eccezione l’Italia.
Un alto tasso di disoccupazione (in Francia) e il timore di “welfare shopping” (in Olanda) hanno probabilmente contribuito alla vittoria del “no” nei referendum sulla Costituzione europea. Ma chiudere le frontiere o l’accesso allassistenza sociale per i lavoratori dei nuovi Stati membri avrebbe solo effetti negativi. Si bloccherebbe infatti quel tipo di immigrazione che è più facile assimilare: legale e allinterno della Ue di persone mediamente o altamente qualificate. Le nostre stime indicano che frontiere aperte ai lavoratori dei Nuovi Stati Membri offrirebbero in dote all’Europa a 25 una crescita del Pil di mezzo punto percentuale. L’Europa non può rinunciarvi.
Il Governo ha finalmente presentato alle parti sociali il pacchetto sulla competitività. Molti provvedimenti. Quelli sugli ordini professionali o sul diritto fallimentare, sono condivisibili. Altre misure non fanno che correggere distorsioni introdotte nel passato da questo stesso esecutivo. Su altre ancora pesa linterrogativo delladeguatezza delle risorse stanziate. Ai lettori de staging.lavoce.info proponiamo unanalisi ragionata per grandi capitoli (con interventi di Tito Boeri, Andrea Boitani, Massimo Bordignon, Francesco Daveri, Francesco Giavazzi, Cecilia Guerra, Daniela Marchesi, Roberto Perotti e Michele Polo) nellauspicio di contribuire al dibattito su come affrontare i nodi della competitività delleconomia italiana.
Il Green Paper della Commissione Europea propone timidamente di coordinare le politiche dellimmigrazione a livello europeo. Ma le lascia saldamente sotto la giurisdizione dei governi nazionali. Così, i governi nazionali continueranno a rincorrersi in una gara al rialzo nelladozione di misure sempre più restrittive, come successo nel caso dellallargamento ad Est dellUnione. Oppure chiuderanno laccesso al welfare da parte degli immigrati, una politica miope e irrealistica (oltre che iniqua), che finisce per creare deterrenti alla mobilità del lavoro anche allinterno dellUnione, quella mobilità che, a parole, tutti i Governi vorrebbero incoraggiare.
Il Governo appare intenzionato a mettere una “toppa” alla legge Bossi-Fini, in risposta alle obiezioni della Consulta. Ma ci vuole ben altro per rendere applicabile una legge che, a due anni e mezzo dalla sua approvazione, non è ancora stata messa in atto. I controlli sui permessi di soggiorno previsti dalla legge richiederebbero un apparato amministrativo da economia pianificata, con costi esorbitanti. Non servono a scoraggiare limmigrazione clandestina, ma semmai fanno aumentare il numero degli irregolari. Più utile intensificare le ispezioni contro il lavoro illegale degli immigrati.
Alla luce dell’ennesima tragedia dell’immigrazione clandestina consumatasi al largo delle nostre coste, riproponiamo un contributo di alcuni studiosi dell’Università di Bari in cui si commentano le affermazioni del Ministero dellInterno che paventava larrivo di due milioni di poveracci in Italia. Una cifra che non sembra fondata su alcun riscontro empirico. Meglio dosare le parole o spiegare su quali dati si fondano queste stime allarmistiche.
Il lavoratore straniero regolarmente soggiornante viene discriminato rispetto a quello italiano sia perché si rende più onerosa la sua assunzione, sia perché il rinnovo del permesso di soggiorno è costellato di passaggi bizantini. Il mercato del lavoro richiede politiche migratorie strutturate in modo da poter reagire rapidamente ed efficacemente. Se ai lavoratori migranti si toglie la possibilità di rispondere a queste esigenze, inevitabilmente si infittiranno le fila degli irregolari.
Proseguiamo la pubblicazione delle risposte di partiti e coalizioni ai quesiti che avevamo formulato in vista delle elezioni europee. Sulle politiche dellimmigrazione abbiamo chiesto se limmigrazione va considerata una risorsa per il nostro paese o una minaccia per la nostra identità culturale. Se siano giuste le restrizioni previste allaccesso di lavoratori provenienti dai nuovi paesi membri. Quali diritti di cittadinanza intendono garantire agli stranieri. Infine, chi dovrebbe essere responsabile dei controlli di polizia alle frontiere: ununica autorità europea o i singoli paesi? Le risposte della Lista Bonino, Forza Italia, Patto Segni-Scognamiglio e Uniti nell’Ulivo