Una sentenza della Corte di giustizia europea impone che le prestazioni sociali erogate sulla base di requisiti predeterminati siano garantite a tutti gli immigrati titolari di un permesso di lavoro e non solo a quelli con permesso di lungo periodo.
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Il Senato discute tra aspre polemiche la legge sul cosiddetto ius soli, che stabilisce nuove regole per la concessione della cittadinanza. Tra l’altro, prevede un riconoscimento del ruolo della scuola quale istituzione centrale per la formazione dei cittadini.
Dal disegno di legge sui diritti di cittadinanza è lecito aspettarsi una maggiore integrazione economica e culturale degli immigrati e dei loro figli e un calo dei tassi di criminalità locali. Si sa poco invece di eventuali conseguenze in altri ambiti.
La legge sullo ius soli è il riconoscimento della trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione. E riguarda ragazzi che nella maggioranza dei casi non si sentono “immigrati”, ma italiani. È semmai una riforma incompleta.
Gli immigrati albanesi hanno sofferto gli effetti della recessione più degli italiani e di altri lavoratori stranieri. Ma non si tratta di una discriminazione. Il fenomeno è dovuto principalmente ad alcune loro caratteristiche socio-demografiche.
Le organizzazioni umanitarie che soccorrono in mare migranti e richiedenti asilo sono sotto accusa. Ma chi non ama il loro lavoro e sospetta trame e arricchimenti avrebbe a portata di mano la soluzione: sostenere l’iniziativa dei corridoi umanitari.
Tribunali sovraccarichi per i ricorsi dei richiedenti asilo cui è stata negata la protezione internazionale e un sistema di espulsione del tutto inefficace: il decreto Minniti-Orlando affronta le due questioni. Ma non sembra risolvere i veri nodi critici.
Anche in futuro si continuerà a emigrare, specie dai paesi dell’Africa subsahariana. Si può tentare di ridurre i flussi mettendo fine alle guerre e con politiche che permettano l’aumento del Pil, la riduzione della crescita della popolazione.
Il decreto Minniti vuole snellire le procedure sull’accoglienza dei richiedenti asilo e aumentare i rimpatri di chi non ha diritto alla protezione. Ma le espulsioni richiedono accordi bilaterali con i paesi di origine. E con le nazioni dell’Africa sub-sahariana non li abbiamo.
La migrazione lega i paesi di origine e quelli di destinazione. Perciò le politiche di gestione del fenomeno dovrebbero essere disegnate in stretta collaborazione. Servono interventi su educazione, formazione e mercato del lavoro nei paesi meno sviluppati e incentivi ai ritorni.