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BILANCE DEI PAGAMENTI: L’EUROSISTEMA NON BASTA

Gli squilibri nelle bilance dei pagamenti di parte corrente dei paesi europei non sono stati un problema finché i mercati finanziari hanno ritenuto che l’appartenenza stessa all’area euro garantisse la solvibilità degli stati membri. Tutto è cambiato con la crisi finanziaria. Gli interventi della Bce hanno riportato la calma, ma la possibilità di ricorrere all’Eurosistema ora sembra esaurita. Nel lungo termine la sopravvivenza dell’euro dipende dal superamento degli squilibri strutturali e dunque dalla riduzione del divario di competitività accumulato con Germania e Olanda.

I LIMITI DI UN BAZOOKA COL SILENZIATORE

Alla Bce sarebbe bastato un annuncio per mettere fine alla crisi del debito sovrano. Quello con cui si impegnava a mantenere lo spread tra i titoli di Stato dell’Eurozona entro un determinato limite. Ma non era una soluzione politicamente praticabile. E perciò Mario Draghi ha optato per le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine, che hanno avuto il merito di rimuovere lo spettro di una crisi bancaria di proporzioni enormi. Non potevano però far ripartire l’economia reale. Restano dunque irrisolti molti problemi. E restano le ambiguità della Germania.

LA RISPOSTA A LUIGI OLIVERI

Ringrazio Luigi Oliveri per il suo articolo “Meglio potenziare i servizi pubblici all’impiego”, in quanto permette di approfondire un tema da me esposto. Prima di soffermarmi sulle proposte alternative dell’autore, ritengo necessario fare alcune precisazioni riguardo la mia proposta.

MEGLIO POTENZIARE I SERVIZI PUBBLICI ALL’IMPIEGO

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DIMMI CHE BILANCIO HAI E TI DIRÒ CHE BANCA CENTRALE SEI

Le politiche monetarie non convenzionali perseguite dalle banche centrali in questi anni hanno portato a una dilatazione e a una modifica della struttura dei loro bilanci. Prima della crisi, lo stato patrimoniale consolidato dell’Eurosistema ammontava a 913 miliardi, oggi è di oltre tremila miliardi. Se crescono i depositi che le banche detengono presso la Bce, è però falso che ciò dimostri la volontà di non prestare i soldi ad altre banche o al sistema economico. Il rialzo degli utili e il ruolo insostituibile nella stabilizzazione delle turbolenze dei mercati.

LA VIA INGLESE AL COLLOCAMENTO

Oggi i Centri per l’impiego non riescono a soddisfare tutte le richieste di chi è alla ricerca di un lavoro, con risultati ben inferiori a quelli dei servizi pubblici inglesi o tedeschi. Per migliorare il servizio di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, sarebbe opportuno adottare strategie presenti ad esempio nel Regno Unito. Qui l’attività di intermediazione è interamente delegata all’attore privato, sulla base di gare di appalto o convenzioni, in modo da aumentare le chance occupazionali dei disoccupati più svantaggiati.

LA RICETTA SPAGNOLA SUL LICENZIAMENTO

La riforma del lavoro in Spagna abbassa i costi del licenziamento per motivi economici o senza giusta causa. Sono modifiche ragionevoli, anche se con immediate conseguenze sociali negative. Nel medio termine dovrebbero avvantaggiare donne e giovani. Faranno anche aumentare il contenzioso. E dunque l’incertezza per il datore di lavore, nemica di nuove assunzioni. Non si interviene però in alcun modo sui contratti di lavoro temporaneo. In ogni caso, la riforma va affiancata da una vigorosa politica in difesa della concorrenza, per ridurre i prezzi sui mercati meno competitivi.

GRECIA, L’USCITA DAL TUNNEL È LONTANA

Secondo il piano approvato lunedì, il vero contributo alla riduzione del debito greco dovrebbe venire dai creditori privati: ma le banche aderiranno alla “insolvenza mascherata”? La Troika si installa permanentemente ad Atene: servirà a raggiungere gli obiettivi prefissati? Sono pesanti interrogativi, che gettano un’ombra su un accordo presentato come un successo del’Europa.  

MERCATO DEL LAVORO IN SPAGNA: UNA BUONA RIFORMA

La riforma del mercato del lavoro varata in Spagna, pur non risolvendo tutti i problemi, può contribuire a porre fine alla distruzione dei posti di lavoro e favorire la creazione di nuova occupazione. Perché dà la priorità agli accordi a livello di impresa, permette riduzioni temporanee dell’orario di lavoro e facilita la flessibilità interna. A patto, però, che il parlamento spagnolo intervenga introducendo alcuni cruciali cambiamenti. E che il governo riesca a spiegare ai cittadini i contenuti e i fini della riforma.

SEGNALI DI UNA NUOVA DEMOCRAZIA EUROPEA

I recenti discorsi di Angela Merkel e di Mario Monti mostrano l’intento convergente di due governi chiave dell’Unione europea di condurre l’eurozona verso un diverso assetto istituzionale di governo dell’economia, imperniato su Commissione, Consiglio deliberante a maggioranza e Parlamento europeo come pilastro di democrazia. È un passaggio tutt’altro che agevole, ma certamente possibile: in parte entro la cornice istituzionale esistente, con il ricorso alla cooperazione rafforzata; in parte con una futura riforma dei Trattati.

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