I numeri smentiscono la diffusa convinzione che famiglie e aziende italiane siano oppresse dal caro-energia. Soltanto per il 3,8 per cento delle imprese il costo dell’energia elettrica supera il 3 per cento del fatturato. E il sostegno alle rinnovabili è uno dei pochi investimenti per il futuro.
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Il caso Sorgenia è la punta dell’iceberg di un sistema energetico senza un progetto di sviluppo che dia il giusto spazio a fonti rinnovabili e tradizionali. Equilibrio da ritrovare tra tutela dell’ambiente, salvaguardia dei consumatori e investimenti.
L’Europa ha proposto un taglio del 40 per cento delle emissioni di CO2 per il 2030. In Italia si teme che il costo per l’industria sia troppo alto. In realtà, se l’energia è cara nel nostro paese, non è per il prezzo delle emissioni. Piuttosto, qual è la nostra politica energetica?
Il Tar Lombardia si esprimerà nei prossimi giorni sul ricorso presentato dai movimenti referendari e dalla Federconsumatori contro il metodo tariffario per il servizio idrico approvato dopo il referendum. Il rischio è che si debba rinunciare ai più che necessari investimenti nella rete idrica.
Nel Jobs Act di Matteo Renzi compare anche un taglio del costo dell’energia per le piccole imprese. Si tratta di un terreno scivoloso. È fondamentale spiegare dove si intende operare e come si finanziano le misure. La responsabilità dello Stato per la bolletta più alta rispetto alla media Ue.
La componente A3 della bolletta elettrica è stata pensata per far pagare direttamente ai consumatori il sostegno alle fonti rinnovabili. Il conto è oggi di 90 euro all’anno per il consumatore medio. Ma gli italiani, soprattutto se giovani, ne sanno ben poco. I risultati di un’indagine.
Realizzare infrastrutture in Italia è difficile e raramente si percepisce il costo che la mancata realizzazione di un’opera comporta. Per esempio, il prezzo dell’energia elettrica di tutta Italia dipende anche da un nuovo collegamento elettrico fra Sicilia e Calabria.
I sussidi alle energie rinnovabili pesano oggi sulle bollette elettriche per circa 12 miliardi l’anno. Si possono ridurre prendendo decisioni impopolari, ma inevitabili viste le difficoltà economiche e finanziarie del paese.
L’Italia punta a diventare il più importante hub sud-europeo del gas. E per questo nella Strategia energetica nazionale sono previste garanzie per la copertura dei costi di costruzione delle infrastrutture necessarie. Le vicende del rigassifigatore al largo di Livorno non sono però incoraggianti.
Ripartire dal lavoro dei saggi è l’impegno del nuovo Governo. Su energia e ambiente significherebbe realizzare un programma vasto, per uno sviluppo più equo e sostenibile. Dalla sicurezza del territorio alla bonifica dei siti inquinati, ci sono comunque emergenze che non possono più essere eluse.