Per contrastare in modo efficace i cambiamenti climatici, evitando gli errori del passato, sarebbe utile passare da un criterio di territorialità delle emissioni a uno che incida sul consumo di CO2. Una tassa sul modello Iva per i combustibili fossili avrebbe molti vantaggi.
Categoria: Energia e ambiente Pagina 32 di 60
Saranno gli Usa e non i paesi Opec a ridurre la produzione di petrolio? L’industria dello shale oil ha costi elevati e i piccoli produttori si sono indebitati enormemente per finanziare le campagne di perforazione. Intanto, si pensa a inasprire la legislazione per limitare l’impatto ambientale.
Alcune domande e risposte sul crollo del prezzo del petrolio e sulle conseguenze che ne derivano. Dalle cause agli effetti sulle borse internazionali e in particolare sui titoli bancari, un’analisi per capire quello che è accaduto e quello che potrebbe accadere. Fragilità italiane e vie d’uscita.
L’Italia è sul podio internazionale per uso di energie rinnovabili ed efficienza energetica. Alla vigilia dell’iniziativa “M’illumino di meno” pare che il nostro paese si illumini anche meglio. I numeri però vanno letti con attenzione. E soprattutto vanno resi sostenibili, finanziando la ricerca.
Il Parlamento si appresta a discutere un disegno di legge per limitare l’utilizzo di terreni agricoli per finalità diverse dalla coltivazione. Prevede meccanismi complessi e rischia di consolidare la mappa del consumo disegnata a livello locale. La riduzione in valore percentuale genera un paradosso.
L’Arabia Saudita è l’unico paese che oggi può orientare le politiche dell’Opec, grazie alle risorse finanziarie di cui dispone e alle caratteristiche della sua industria petrolifera. Ha utilizzato la sua influenza per non tagliare la produzione e mantenere quote di mercato. E può resistere a lungo.
Dal 2014 il prezzo del petrolio è in continuo calo. I paesi consumatori possono ricavarne qualche vantaggio, ma per i produttori le conseguenze iniziano a farsi sentire. E se alcuni hanno riserve di valuta per affrontare i deficit, più preoccupante è la situazione del Venezuela. O della Russia.
L’Arabia Saudita si sente economicamente debole e politicamente isolata. Ma la crisi potrebbe essere foriera di un vero cambiamento. Le prime avvisaglie sarebbero nei tagli a spesa pubblica e sussidi alla benzina e in alcune parziali privatizzazioni. Buone notizie per il futuro della regione?
Il prezzo del petrolio ha toccato i livelli più bassi degli ultimi dodici anni. Molte le cause, a partire da investimenti concentrati soprattutto nei processi a monte. Il ritorno all’equilibrio tra domanda e offerta è previsto per il 2017. Cambiamenti permanenti possono provocare nuovi squilibri.
Un inizio d’inverno senza piogge e gli inquinanti sono saliti alle stelle in tutte le grandi città. Non bastano i blocchi del traffico. Servirebbe un approccio sistemico, che distingua i vari tipi di inquinanti, le fonti che li generano, la collocazione geografica dove si producono gli effetti.