Il presidente dell’Enea ha proposto la creazione di un fondo pubblico per dare impulso alla riqualificazione degli edifici, soprattutto di quelli che potrebbero garantire grandi risparmi energetici. Il meccanismo, però, è tutto da studiare. Capire i motivi del fallimento del green deal britannico.
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Il Tar della Lombardia ha bloccato l’aumento dei prezzi dell’energia. L’intervento non ha giustificazioni. Perché si occupa di un ambito di competenza dell’autorità di regolazione. Ma va tenuto conto che la frammentazione delle responsabilità rischia di vanificare la protezione dei consumatori.
Il lungo periodo di petrolio a prezzi bassi potrebbe portare a un significativo squilibrio futuro, con l’offerta che potrebbe non riuscire a coprire la domanda. Il consumo di greggio continua a crescere, ma i produttori hanno rinviato gli investimenti e i progetti perché oggi poco convenienti.
I prezzi del petrolio rimarranno bassi ancora a lungo. Ciò significa che alcuni produttori non-Opec usciranno dal mercato. Ma i consumi avranno un aumento stabile e dunque crescerà la dipendenza dai paesi Opec. Gli investimenti dell’Arabia Saudita e l’espansione degli stati con giacimenti di gas.
Il referendum “no-triv” è stato un costoso sondaggio elettorale. La decisione di recarsi alle urne è dipesa poco dal merito del quesito e molto dalla posizione politica degli elettori. Il Movimento 5 Stelle si conferma il principale avversario politico di Renzi. Il Pd bersaniano e quello renziano.
Tutto come prima perché il referendum “no-triv” non ha ottenuto il quorum. Ma non sarebbe cambiato nulla neanche in caso contrario. Perché il quesito riguardava una produzione marginale. E tuttavia il referendum ha avuto il merito di riaccendere il dibattito sul futuro energetico dell’Italia.
Nella giornata della Terra, con una cerimonia alle Nazioni Unite, paesi di tutto il mondo metteranno la firma ufficiale all’Accordo sul clima raggiunto a Parigi a fine 2015. Perché funzioni ci sono questioni ancora da risolvere e servono risorse e investimenti, ma la strada sembra ben tracciata.
Ultimo di una serie di tre articoli sul referendum no-triv. Nel confronto pubblico si sovrappongono diversi argomenti, spesso estranei al quesito. Ma se di futuro energetico e ambientale dobbiamo parlare, bene rifarci agli impegni di Cop21 e a quelli con l’Ue.
Domenica 17 aprile si terrà il referendum sulle trivelle, termine evocativo quanto inesatto. Perché gli elettori devono decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare entro 12 miglia dalla costa debbano durare solo fino al termine della concessione. Il quesito e le esplorazioni future.
Lo scontro sul referendum “no-triv” ruota intorno a visioni e scelte diverse che investono la politica energetica e ambientale del nostro paese. La produzione interna di idrocarburi è esigua rispetto al fabbisogno. L’importanza delle rinnovabili e la ricerca di alternative al petrolio nei trasporti.