La fragilità del territorio italiano rende cruciale l’adattamento ai cambiamenti climatici. Già le risorse, per lo più fondi europei, non sono sufficienti. Ma il vero problema è la frammentazione degli interventi. Perché per il Titolo V Stato e Regioni hanno poteri legislativi concorrenti sul tema.
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Giusto evidenziare le responsabilità storiche dei diversi paesi e la loro quota attuale di emissioni di CO2. Ma va considerato anche il contributo alla crescita del benessere collettivo. La situazione degli stati europei e di Usa, Cina e India nell’ultimo articolo della “trilogia del carbonio”.
Lo spauracchio del possibile mutamento di rotta dell’amministrazione Usa sul cambiamento climatico ha reso la Cop 22 di Marrakech un esercizio che sarà subito dimenticato. Nessun passo avanti sulle questioni rimaste aperte dopo l’Accordo di Parigi. Intanto la temperatura continua ad aumentare.
Storicamente, in fatto di emissioni di CO2 ci sono paesi creditori e paesi debitori. Oggi il tema cruciale è come suddividere la quantità massima di carbonio da rilasciare in atmosfera mantenendo l’aumento della temperatura ai livelli concordati. Secondo articolo della “trilogia del carbonio”.
Attraverso una “trilogia del carbonio” proponiamo una riflessione su alcuni grandi temi legati al fenomeno dei cambiamenti climatici. Iniziamo dalle responsabilità storiche, ovvero i valori cumulati di emissioni e il contributo dei paesi industrializzati o in via di sviluppo nel periodo 1990-2014.
Si è aperta a Marrakech l’annuale Conferenza sui cambiamenti climatici. La consapevolezza internazionale sul tema è molto cresciuta. E oggi in discussione ci sono le modalità di attuazione dell’Accordo di Parigi. Partendo dai tempi di revisione degli impegni finora assunti dai diversi paesi.
I temi della decarbonizzazione sono sempre più legati a quelli dell’innovazione, sia nell’organizzazione che nei processi produttivi. La riduzione delle emissioni diventa un fattore di competitività e prodotti e processi che non vi contribuiscono o la rendono più difficile non avranno mercato.
La domanda di petrolio non cresce più come un tempo. E oggi Arabia Saudita e paesi Opec accettano prezzi più bassi pur di mantenere la loro quota di mercato. La strategia serve a scoraggiare lo sviluppo di iniziative alternative. Ma tutto ciò cambia anche le prospettive delle imprese petrolifere.
I disastri naturali si abbattono spesso sul nostro paese. Per l’elevato rischio sismico e l’incuria con cui trattiamo il territorio. Solo poche regioni destinano risorse alla prevenzione e gestione delle calamità. Generalmente dopo averne subita una. I dati sull’utilizzo dei Fondi europei.
A giugno l’energia elettrica generata in Italia da fonti rinnovabili, idroelettrico incluso, ha superato quella da fossili. Un sorpasso ottenuto anche grazie ai bassi consumi, ma che potrebbe segnare l’inizio di una nuova epoca. Riusciremo a governare il cambiamento? E che fine ha fatto il Green act?