Avviata per introdurre le logiche del mercato e della regolazione incentivante in settori dominati da monopoli, la riforma dei servizi pubblici locali è stata progressivamente svuotata dei contenuti innovativi. Nelle norme recentemente approvate dal Senato non c’è traccia di concorrenza. Ci sono invece contraddizioni e discriminazioni tra operatori che inevitabilmente daranno luogo a un lungo contenzioso. In una incertezza normativa che rafforza il partito dei contrari al processo di liberalizzazione.
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Pur tra mille cautele, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali inizia nel 1999. Un disegno di legge stabilisce il principio della gara pubblica per affidarne la gestione a società di capitale. Il progetto viene presto abbandonato per l’opposizione di operatori ed enti locali. Con la Finanziaria 2002 ne sono stati riproposti i punti fondamentali, fermati questa volta da una procedura di infrazione comunitaria e dal ricorso alla Corte costituzionale di alcune Regioni. Né le proposte ora in discussione sembrano avere maggiore chiarezza d’intenti.
Dal 2004 i servizi di trasporto pubblico saranno assegnati tramite gara. LEuropa sembra orientarsi verso una soluzione di concorrenza controllata. In Italia, a parte i ritardi delle Regioni, non sempre si riescono a premiare le aziende più efficienti. Perché i criteri di ammissibilità sono spesso ritagliati sulle caratteristiche dei vecchi concessionari, cosicché è scoraggiata la partecipazione di altre imprese. Intanto però il settore si sta ristrutturando attraverso acquisizioni, incorporazioni e alleanze.
Negli Stati Uniti torna l’associazione tra investimenti in tecnologie dell’informazione e crescita della produttività. In Italia, nonostante gli annunci sul sostegno alla digitalizzazione dell’economia, dalla tecno-Tremonti scompaiono gli incentivi alle imprese per l’installazione di nuove attrezzature informatiche. Aumenta così il divario che separa il nostro da altri paesi europei, più consapevoli che queste tecnologie sono strumenti di riorganizzazione industriale indispensabili per non perdere competitività.
Un piccolo incidente lascia lItalia al buio e rivela la fragilità delle rete elettrica, dopo che in estate avevamo già scoperto di produrre poca energia. È una fragilità che ha cause lontane, con responsabilità equamente suddivise fra tutte le parti politiche. Dopo i lunghi silenzi di Enel sui rischi del sistema, gli allarmi si susseguono da quando il gestore della rete è diventato un soggetto autonomo, di proprietà pubblica. Unindipendenza che sarà comunque cancellata con lapprovazione del disegno di legge Marzano.
Intervista a Pippo Ranci, presidente dellAutorità dellenergia elettrica e del gas, sulla liberalizzazione dei mercati energetici, a cura di Michele Polo.
Il processo è a buon punto per il settore elettrico, anche se resta la questione della posizione dominante dellEnel nella generazione. Più difficoltà per il gas, soggetto a contratti di lungo periodo. Criteri di trasparenza nel fissare le tariffe. Da sfatare la leggenda che liberalizzare implichi una peggiore qualità del servizio. E sullindipendenza delle autorità ribadisce che la politica ha tutto da guadagnarne perché crea fiducia negli investitori e nei consumatori.
I black out e le interruzioni programmate dell’estate ci rivelano quanto il problema della sicurezza del sistema sia stato trascurato nell’approccio seguito per l’apertura alla concorrenza del settore elettrico. Il caso americano dovrebbe far riflettere i federalisti a oltranza sui rischi che derivano da legislazioni troppo frammentate. Quanto all’Italia, ha il vantaggio di una rete strutturata da un monopolista, ma resta da verificare l’efficacia dei recenti interventi del Governo per sopperire alla scarsità dell’offerta.
Una giornata senza acquisti. È stata promossa da alcune associazioni dei consumatori contro quello che viene considerato un generalizzato rialzo dei prezzi. È uniniziativa positiva? Al di là di anacronistiche tentazioni di ritorno a calmieri e prezzi amministrati, può contribuire a formare unopinione pubblica che spinga per attuare la riforma del commercio al dettaglio, liberalizzare alcuni servizi i cui costi gravano sulle imprese e, magari, opporsi ai protezionismi agricoli. Perché mercato e concorrenza sono il migliore e più efficace avvocato dei consumatori.
Investimenti diretti esteri e rapporto tra multinazionali e Paesi ospiti sono fra i temi in discussione a Cancun. Un accordo efficace dovrebbe prevedere un aumento della trasparenza delle regole come tetti per gli incentivi. E per le grandi imprese una maggiore tutela, ma anche codici di comportamento. La proposta europea lascia invece ampi margini di discrezionalità. Perché forse il vero obiettivo dei Paesi ricchi è distogliere lattenzione da problemi per loro più spinosi.
La pubblicità inserita nei film che passano in Tv è un prezzo da pagare. Ma è un prezzo che il consumatore-spettatore non conosce in anticipo e varia con il progredire della visione: più basso allinizio per aumentare notevolmente verso la fine. Le emittenti dovrebbero perciò essere obbligate a annunciare il tempo totale di spot pubblicitari previsti e a distribuirli in modo uniforme. E per tutelare i titoli dautore, divieto di pubblicità nellultimo 20 per cento di trasmissione.