Il disegno di legge governativo sulla riforma delle autorità di vigilanza finanziaria è debole perché frutto di molte mediazioni tra posizioni diverse. Il principio della ripartizione per finalità è solo affermato, ma non realizzato fino in fondo. Sulla corporate governance non dice quasi nulla. Sanzioni e risarcimenti corrono sul filo del paradosso. Dovrà quindi essere il Parlamento a dare al provvedimento la necessaria razionalità e coerenza.
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Il disegno di legge del Governo dovrebbe proteggere i risparmiatori dal ripetersi di crac finanziari nel futuro. Ma nel provvedimento non vi è traccia di norme mirate a regolare il conflitto di interesse di amministratori, sindaci e banche, mentre appaiono insufficienti quelle previste per le società di auditing. Non interviene quindi sullelemento alla base della scarsa protezione dei risparmiatori. Tocca ora al Parlamento rimediare a questa mancanza, anche per riassorbire quel pericoloso sentimento antifinanziario che si è sviluppato tra gli italiani.
Anche la Consob ha qualche responsabilità nella vicenda Parmalat. Più in generale, interpreta in forma troppo notarile lattività di vigilanza sulle società quotate e sui revisori. Al di là dei limiti imposti finora dalle norme, restano decisamente insufficienti i controlli che precedono la quotazione delle imprese, addirittura inferiori a quelli svolti nelle transazioni tra privati. Perché possa trasformarsi in un temibile ufficio ispettivo non basta una legge, serve piuttosto un radicale cambio di mentalità.
Lavvio del mercato elettrico come prova fattuale che il Governo non dispensa solo promesse. Peccato che non sia vero. Non solo la borsa non è partita, ma non ci sono finora date certe per la sua attivazione. E benché larchitettura del modello sia definita nuova, in realtà è identica a quella proposta dal precedente consiglio del Gme. Resta sulla carta anche il progetto per la costituzione di un mercato regolamentato europeo di strumenti finanziari derivati sul prezzo dellenergia elettrica.
La politica economica per essere efficiente deve avere un numero di strumenti pari a quello degli obiettivi. Alla luce di questo criterio, bisogna riconsiderare lattribuzione di responsabilità a diverse authorities. Regolazione prudenziale significa controllare la solidità patrimoniale e integrità dei soggetti che partecipano al capitale di una banca, indipendentemente dalla struttura del mercato. La proposta riforma dellarticolo 19 del Testo unico bancario non va abbastanza lontano.
Si chiama così il codice di condotta della Borsa italiana. La via dellautoregolamentazione sembra infatti preferibile allimposizione per legge delle regole di corporate governance delle banche. Tanto più che secondo studi recenti sono proprio questi meccanismi a determinare il giudizio sul valore degli istituti di credito, mentre lassetto della vigilanza è del tutto irrilevante. Solo che in Italia le società che non adottano il codice non sono escluse dalla quotazione, come invece accade a Londra.
Il disegno di legge del Governo sembra prevedere per i fondi pensione una vigilanza per tipologia di intermediari. Ma è una scelta dubbia. Sempre più il fondo pensione assume la veste di organizzazione istituzionale degli interessi dei propri aderenti. E dunque ha nelle banche e nelle assicurazioni una controparte. Laffidamento della tutela della sua stabilità patrimoniale allo stesso organismo che vigila su quella degli intermediari finanziari produrrebbe un singolare conflitto di interessi.
Unanalisi dei dati mostra che senzaltro lacquisizione di Telecom Serbia è stata un pessimo affare. Ma è un giudizio facile da dare con il senno di poi. Nel 1997, loperazione sembrava congrua con landamento del mercato delle telecomunicazioni. E non differiva in nulla dagli accordi conclusi in quel periodo da molti altri soggetti. Il contribuente italiano, poi, ci ha rimesso ben poco. Diverso naturalmente il discorso per gli azionisti di Telecom.
Se si escludono le tecnologie della comunicazione, il ritardo dellItalia negli investimenti in It è ancora più grave di quello che appare. Non solo perché si dà scarsa importanza alla ricerca e sviluppo, ma anche perché il nostro paese ha da tempo abbandonato la produzione di beni ad alto contenuto tecnologico. Invece, il nostro declino economico può essere superato solo rafforzando questa filiera produttiva. Tra la produzione e lutilizzo di It esiste infatti una complementarietà troppo spesso trascurata.
In una segnalazione inviata ai presidenti delle Camere e al Governo l’Antitrust denuncia l’esistenza di poca concorrenza nel mercato dei taxi. Nuove licenze potrebbero essere assegnate tramite aste. Lavoce aveva già affrontato questi temi, riproponiamo qui gli interventi di Andrea Boitani, Angela Bergantino e Massimo Bordignon.