Le esperienze delle compagnie aeree di Kenya e Sri Lanka dimostrano che lapertura a capitali esteri migliora la gestione e assicura benefici reali. Per raggiungere questi risultati è però necessario che il Governo sviluppi una strategia chiara e credibile. Da far valere negli accordi con gli investitori stranieri e che permetta di non capitolare di fronte alle inevitabili resistenze e proteste. A partire da quelle che si leveranno contro la scelta necessaria di un unico hub nazionale.
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La Borsa elettrica è partita dal 1° Aprile, e già fa paura Ma i dati devono essere letti con attenzione e cautela, perché, a parte gli ovvi problemi di ogni gioco nuovo, non sta andando tanto male. Anche se le imprese uscite da un sistema di prezzi amministrati devono stare attente a non ubriacarsi di libertà. Il mercato ha delle regole, e le imprese non possono tirare troppo la corda.
LItalia investe poco in ricerca e sviluppo. I dati mostrano che soprattutto i settori maggiormente high tech segnano il passo. Occorre una politica della ricerca che ci agganci al resto dellEuropa, non i pericolosi segnali di autarchia industriale che provengono dal Governo.
Sei ragioni per cui limpresa fatica a crescere in Italia. Tra queste, anche la scarsa proiezione multinazionale delle nostre imprese e aziende familiari poco orientate ad aprirsi al capitale esterno. Mentre i distretti subiscono lattacco competitivo dei nuovi paesi concorrenti nella fascia medio-bassa dei prodotti. Senza dimenticare il ruolo dei fattori “ambientali”.
Lanalisi delle citazioni brevettali consente di misurare lutilità, la novità e la non ovvietà di una innovazione e fornisce una mappa delle connessioni che si instaurano fra brevetti successivi. Dal confronto internazionale emerge che lItalia ha una propensione a brevettare inferiore a quella dei paesi tecnologicamente più progrediti. E non brilla neppure per il “valore” medio delle sue scoperte e invenzioni. Si conferma così limpressione di una debolezza endemica del nostro sistema nazionale dellinnovazione.
La linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione costerà tredici miliardi di euro. Anche accettando le stime di domanda più ottimistiche, il rapporto costi/benefici appare estremamente basso. Se lobiettivo è quello di dare a Torino una dimensione internazionale e rilanciare leconomia piemontese, forse dovremmo scegliere una forma di investimento pubblico più efficace. Per esempio, con molto meno di tredici miliardi potremmo creare a Torino la migliore università dEuropa. Per i nostri lettori un commento di Giuseppe Pennisi e la controreplica dell’autore
Continuiamo a pubblicare le risposte ai quesiti che avevamo posto a partiti e coalizioni in vista delle elezioni europee. Per quanto riguarda la concorrenza abbiamo chiesto se è necessaria la presenza di unAutorità per i servizi pubblici a livello europeo e come affrontare la liberalizzazione dei settori di pubblica utilità e dei servizi professionali. Ecco qui le risposte della Lista Bonino, Forza Italia, Patto Segni-Scognamiglio e Uniti nellUlivo
Sul commercio estero abbiamo chiesto come affrontare la perdita di competitività dellindustria italiana e europea, se sono necessari nuovi investimenti e come finanziarli. Riportiamo qui le risposte della Lista Bonino, Forza Italia, Patto Segni-Scognamiglio e Uniti nellUlivo.
Gianpaolo Rossini
Anche se gli esempi di altre compagnie non sono confortanti, questa è forse lultima mossa per evitare il fallimento della società. Ai lavoratori dovrebbe andare oltre la metà del capitale ora in mano al ministero dellEconomia, con un esborso ragionevole per singolo dipendente. Il vantaggio sarebbe una assunzione di responsabilità da parte dei dipendenti nella gestione dellazienda, con tagli salariali anche cospicui. Il salvataggio avverrebbe così senza ricorrere al denaro pubblico. E potrebbero riacquistare fiducia investitori come le banche. Riproponiamo anche gli interventi di Carlo Scarpa, Marco Ponti e Mario Sebastiani già apparsi sul tema.
Il ministro delleconomia ha ragione a bloccare un salvataggio troppo costoso per Alitalia. Occorre distinguere ciò che pertiene alla sfera del mercato, e ciò che invece attiene alla sfera del servizio pubblico. Che forse interessa solo alcune zone del paese e sarebbe perciò lecito chiedere di sapere quanto costa. Se i due ambiti fossero separati, sarebbe il mercato a giudicare se cè un futuro per la compagnia di bandiera. Senza dimenticare che lUnione europea ha da tempo dichiarato il settore aperto alla concorrenza e gli aiuti di Stato non sono tollerati.