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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 47 di 85

CRESCITA MONDIALE: RIMANE SOLO LA CINA

Il timore di una nuova recessione in America e in Europa affonda le Borse. La Cina è l’unica area del mondo che per ora non rallenta e rimane l’ultima speranza di crescita per l’economia mondiale. Nel 2008 la crescita cinese non bastò per evitare la Grande Recessione. Ma oggi l’economia cinese è più grande di allora e la sua crescita più radicata in Asia. Le imprese che  vorranno approfittarne dovranno essere presenti in Cina con marchi e forze di vendita.

SE NEMMENO IL GOVERNO CI CREDE

Per cambiare le aspettative dei mercati servono due cose: mettere i conti in sicurezza e fare ripartire la crescita. Sul secondo punto il Governo sconta l’aver negato il problema fino a pochi giorni fa. Manca una strategia organica e i provvedimenti annunciati ne sono una dimostrazione. Sbagliato anche puntare tutto sulla concertazione.   

ACQUA SUL DOPO-REFERENDUM

Sono passati quasi due mesi dalla sonante vittoria dei referendum contro quella che gli italiani hanno creduto essere la privatizzazione dell’acqua. Cosa i referendari non vogliono è chiaro, manca però una proposta concreta che permetta di misurare la fattibilità del modello di gestione alternativo. Manca perché il passaggio dalla narrazione ai fatti non è per niente semplice. Come dimostra l’emblematica vicenda dell’Acquedotto pugliese. Che continuerà ad applicare in tariffa la quota di remunerazione del capitale investito.

IL BUON ESEMPIO DELLA CONCILIAZIONE *

L’Italia è ferma all’ottantesimo posto nella classifica Doing Business, punto di riferimento degli investitori internazionali. Colpa soprattutto dei tempi lunghissimi nel recupero dei crediti per via giudiziale. Per migliorare la competitività del sistema paese e guadagnare posizioni occorrono riforme dagli effetti immediati. Come la conciliazione, che punta a ridurre drasticamente i tempi della giustizia civile, a costo zero per lo Stato. I risultati nei primi tre mesi di mediazione obbligatoria sono molto incoraggianti.

L’ORDINE NON SI TOCCA

Il testo originale della manovra finanziaria prevedeva alcuni interventi di liberalizzazione delle professioni. Ma ventidue senatori-avvocati della maggioranza hanno minacciato di non votare l’intero provvedimento se quelle norme non fossero state cancellate. E sono stati subito accontentati. Insomma, anche in un momento drammatico sembrano aver prevalso gli interessi di lobby. Eppure, questa era l’occasione giusta per avviare una riforma che, insieme ad altre, potrebbe incoraggiare la crescita economica dell’Italia.


QUELL’INFORMAZIONE COMPRATA CON LA PUBBLICITÀ

Avere informazioni credibili e obiettive costituisce un modo con cui i cittadini possono osservare e controllare le decisioni politiche ed economiche. Se la pubblicità può influenzare i contenuti editoriali, si produce un cortocircuito pericoloso dove assumono importanza le informazioni riservate. Una ricerca mostra che i quotidiani pubblicano più articoli sulle società quotate che fanno più pubblicità sulla loro testata.

IL PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO

In allegato la presentazione tenutasi, il 4 luglio 2011, al convegno a porte chiuse per i sostenitori de staging.lavoce.info

COSA SUCCEDE SE FALLISCE IL DOHA ROUND

Con il probabile fallimento del Doha Round, il Wto non perderà l’autorità necessaria a svolgere la sua funzione giurisdizionale. Né la corsa agli accordi di libero scambio bilaterali e regionali minerà alla base il sistema multilaterale, con un ritorno del protezionismo. Semmai, con la liberalizzazione su scala mondiale, il multilateralismo finirebbe per favorire una ulteriore crescita delle esportazioni della Cina. Mentre le zone di libero scambio consentono di scegliere con chi negoziare, cosa negoziare e quando liberalizzare, nel rispetto delle regole Wto.

E ORA CHI PAGA PER L’ACQUA?

Il sì al secondo referendum sull’acqua dice che le tariffe idriche non devono remunerare il capitale. E le imprese che gestiscono il servizio ora bloccano gli investimenti. Miliardi di investimenti all’anno per molti anni sono a rischio. Nell’immediato, serve almeno una norma interpretativa transitoria “salva-investimenti”. A regime, si deve scegliere se rinunciare agli investimenti o aumentare le imposte per salvare il settore. L’alternativa è tradire un’altra volta la volontà popolare.

LA POLITICA ECONOMICA PER USCIRE DALLA CALMA PIATTA

La calma piatta dell’economia italiana nei primi mesi 2011 è il riassunto di situazioni molto diverse. C’è chi langue sul mercato interno e chi sta sfondando sui mercati lontani. Ma se le aziende che esportano stanno in piedi con le loro gambe, la politica economica dovrebbe sostenere la domanda interna. Senza devastare i conti pubblici. Non serve la riforma fiscale complessiva di nuovo in agenda. Meglio la ripresa delle liberalizzazioni e un piano anti-burocrazia, oltre a specifici interventi fiscali e legislativi sul mercato del lavoro.

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