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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 46 di 85

UNO STATUTO CHE NON FA CRESCERE

Il Parlamento ha approvato lo statuto d’impresa. Vi faceva riferimento anche la lettera di intenti inviata dal governo all’Europa. Contiene importanti principi, ma mira a tutelare soprattutto le piccole imprese. Il rischio di privilegiare la piccola dimensione è però quello di condannare il nostro sistema produttivo a una condizione di nanismo industriale che non crea i presupposti per una reale crescita dell’economia.

TRA LE RIGHE DEL MAXI-EMENDAMENTO

Oltre ai commenti sulle dismissioni del patrimonio immobiliare e sulla pubblica amministrazione, pubblichiamo altre due brevi osservazioni sul maxi-emendamento alla legge di Stabilità che risponde alle domande poste dalla Commissione europea. Sugli ordini professionali, se le lobby non la spunteranno anche questa volta, due misure di liberalizzazione che riguardano le tariffe minime e le società di professionisti. Sui servizi pubblici locali, rimane (anzi, si accentua) la natura burocratica del provvedimento, con scarso rilievo per gli incentivi economici che avrebbero consentito, invece, di accelerare il processo di liberalizzazione.

QUALI SONO LE IMPRESE CHE BATTONO LA CRISI

La crisi ha colpito duramente le Pmi italiane. Ma l’evidenza dei dati di bilancio indica che il processo di ristrutturazione è andato avanti comunque. Il risultato è una marcata polarizzazione dei risultati. Le imprese espulse dal mercato erano già fragili prima e il credito bancario è stato allocato in modo selettivo. Quelle che sono cresciute sono caratterizzate da una maggior quota di capitale immateriale rispetto al totale dell’attivo. Anche durante la crisi, il successo è passato attraverso la “terziarizzazione” della strategia d’impresa.

PERCHÉ L’ITALIA NON CRESCE

 L’economia italiana ha prodotto risultati deludenti nell’ultimo decennio. Eppure, quelli che normalmente sono fattori di crescita sono migliorati. Sono aumentati gli investimenti in capitale umano e fisico e quelli in ricerca e sviluppo e si è intervenuti sulla regolamentazione del mercato del lavoro e dei prodotti. A peggiorare notevolmente sono stati invece gli indicatori di governance del paese: efficacia del governo, rispetto della legge e lotta alla corruzione. È questa la zavorra che impedisce all’Italia di crescere. Liberarsene non sarà facile.

FIAT TRA LE DUE SPONDE DELL’ATLANTICO

Negli ultimi mesi Fiat ha mostrato una sempre più netta differenza di risultati da una sponda all’altra dell’Atlantico. Da una parte c’è il promettente Nuovo Mondo: buon andamento in Sud America, Brasile e Argentina in particolare, e segni di ripresa nel Nord. Dall’altra, un mercato dell’auto sempre più in difficoltà nel Vecchio Continente, dal quale la casa torinese ancora dipende. Uno squilibrio che ha portato al downgrade da parte dell’agenzia Moody’s.

FS: NON PASSA LO STRANIERO. E NEMMENO IL CONCORRENTE

Fs va alle grandi manovre per non doversi cimentare con la concorrenza. Nei decreti economici d’estate è comparso un comma che obbliga le imprese concorrenti a rispettare il generoso contratto nazionale dei ferrovieri. Non appena si parla di autorità di regolazione per il settore, si invoca la necessità che sia europea, per rimandarla a un futuro lontano. Senza dimenticare il ruolo di Grandi Stazioni nella gestione dei servizi in stazione con possibili trattamenti discriminatori verso i nuovi entranti. O quello delle società miste Trenitalia-Regioni nella gestione delle ferrovie regionali.

FREQUENZE TV: ITALIA FA L’OPPOSTO DELL’EUROPA

Dura ormai da anni il contenzioso tra Europa e Italia sulla concorrenza nel mercato delle comunicazioni digitali. Il diritto comunitario è retto da due principi fondamentali: neutralità delle tecnologie e armonizzazione delle regole a garanzia della concorrenza. Noi invece attribuiamo vantaggi a reti e operatori Tv. E riconosciamo loro un diritto di proprietà sulle frequenze non utilizzate. Il tutto avallato dalle Autorità di garanzia, che hanno scelto procedure diverse per l’assegnazione del dividendo digitale.

L’asta senza pluralismo

Quasi quattro miliardi incassati dallo Stato nell’asta appena conclusa per un pacchetto di frequenze. Se le sono aggiudicate gli operatori telefonici, che le utilizzeranno per le future generazioni di comunicazioni mobili a elevate velocità. Un ottimo risultato. Che avrebbe potuto essere ancora migliore se le televisioni non continuassero ad avere troppe frequenze, assegnate oltretutto a prezzi irrisori, con una moltiplicazione di canali privi di contenuti. E senza che si realizzi un vero pluralismo.

FIAT-CHRYSLER E ALTRE FUSIONI

Marchionne lancia la Fiat in una nuova avventura, la globalizzazione della struttura manageriale, che precede la prossima fusione con la Chrysler. L’esperienza dell’industria automobilistica suggerisce di dedicare molta attenzione all’integrazione tra diverse culture aziendali, per costruire sinergie a partire dalla diversità senza imporre la visione del più forte. Cosa che non riuscì all’Olivetti 50 anni fa quando ottenne il controllo della Underwood, all’epoca la maggiore acquisizione di una società americana da parte di una multinazionale straniera.

CRESCITA? SÌ, DELLE NORME

Nella manovra di ferragosto compare anche l’ennesimo tentativo di liberalizzare i servizi pubblici locali. Escluse l’acqua, causa referendum, e le ferrovie regionali, causa interessi di Ferrovie dello Stato. Per gli altri settori si poteva fare di più e, soprattutto, di meglio. Perché il messaggio agli enti locali dovrebbe essere semplice, chiaro ed equo: prima di prelevare dalle tasche dei cittadini e dei consumatori per finanziare le inefficienze delle gestioni monopoliste, dovrebbero fare le gare e dimostrare di aver così ridotto i costi dei servizi.

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